Monterosso al Mare è il principale centro delle Cinque Terre, la pittoresca regione che si estende da Punta Mesco a Capo di Montenero. Il borgo, che si trova a una trentina di chilometri da La Spezia , si affaccia su di un'insenatura protetta a est di Punta Mesco, chiusa da colline ripide degradanti verso il mare, sui cui insistono terrazzamenti a limoni, ulivi e soprattutto viti che forniscono un pregiato vino bianco passito noto con il nome di sciacchetrà.
La caratteristica insenatura di Monterosso al Mare
Dall'alto delle colline sopra Monterosso si ha una vista panoramica su Fegina e la sua spiagga a Ovest nonché sulla propaggine sud di Punta Mesco, mentre verso levante sulla fascia costiera delle Cinque Terre, nella quale si alternano baie, grotte, anfratti fra gli scogli, spiaggette e falesie a strapiombo sul mare.
Suggestivi scorci lungo il sentiero panoramico che porta al paese
Guardano a Sud, invece, il panorama è quello delle acque del Santuario dei Cetacei, un'area internazionale protetta dove balene e capodogli sono particolarmente presenti.
Monterosso è raggiungibile via mare - tramite i traghetti che collegano quotidianamente i vari borghi delle Cinque Terre con Portovenere, La Spezia e Lerici – in treno da Genova o da La Spezia, e a piedi con escursioni su sentieri che attraversano gli altri borghi (Vernazza, Corniglia, Manarola e Riomaggiore) e, sentieri tortuosi ora compresi nel territorio del Parco Nazionale delle Cinque Terre.
I primi documenti che testimoniano la presenza di un insediamento nei pressi dell'insenatura di Punta Mesco che guarda a Levante risalgono alla seconda metà dell'anno 1000, dove si fa accenno al toponimo “Monterosso”. La fondazione di Monterosso risale, tuttavia, ai primi decenni dell'undicesimo secolo, da genti scese dal monte Soviore.
Veduta di Monterosso dall'alto
Comunque sia, è certo che il territorio su cui insiste l'attuale Monterosso fu parte del feudo degli Obertenghi - un'antica famiglia longobarda – e dei Da Passano, una famiglia feudale della riviera del Levante, ramo dei conti di Lavagna. Della dominazione degli Obertenghi rimangono cospicui avanzi di un Castello, attualmente inglobati nel cimitero.
Monterosso passò poi sotto il dominio genovese nel 1276, durante il periodo di espansione verso levante della Repubblica Marinara. Venne quindi fortificata e le tracce della fortificazione ad uso militare sono a tratti visibili ancora oggi.
Il famosissimo scoglio della spiaggia di Fegina (Foto di Tom Sturdust)
Monterosso ha avuto da sempre una vocazione agricola e marinara. Vocazione agricola per via del clima mite che permette la coltivazione della vite (e la realizzazione di vini rinomati quali lo sciacchetrà) e degli ulivi. Vocazione marina, per via della sua posizione all'interno di un'insenatura protetta che lo rendeva un porto sicuro sia per le navi militari dell'antichità, sia per le barche dei pescatori (un tempo il tratto di costa delle Cinque Terre era decisamente pescoso).
Il "paese vecchio" di sera
A partire dall'Ottocento, e poi concretizzatasi nel Novecento, la vocazione di Monterosso è fortemente mutata a favore del turismo. Due brevi tratti di litorale sabbioso, uno proprio di fronte all'abitato di Monterosso e uno di fronte a Fegina costituiscono un'attrattiva turistica sia per la limpidezza delle acque, sia proprio per la presenza stessa della spiaggia, in una zona dove invece abbondano generalmente scogli e falesie a strapiombo sul mare.
Nei pressi della spiaggia di Monterosso, venne edificata fra il XIII e il XIV secolo la chiesa parrocchiale di S. Giovanni Battista poi ristrutturata in periodo barocco; la facciata del 1307 con paramento bicromo, presenta rosone in marmo bianco pregevolmente lavorato. Al di sotto del rosone, troviamo il portale ogivale, nella cui lunetta è ammirabile un affresco del secolo XVII, il Battesimo di Cristo.
Il campanile a fianco dell'abside, era in torre di guardia delle fortificazioni genovesi, presumibilmente risalente alla fine del Duecento. Il campanile venne rialzato nel Quattrocento e poi dovette essere parte ricostruito dopo il terremoto che lo danneggiò nel secolo XVIII.
L'interno della chiesa parrocchiale di S. Giovanni Battista è organizzato in tre navate e presenta una pianta basilicare, con le pareti divergenti in direzione del coro per conferire maggiore imponenza al presbiterio. I restauri degli anni 1963 e 1964 hanno rivelato la presenza dell'originaria struttura in stile gotico genovese. Tra le opere ospitate di particolare interesse artistico è la Madonna del Rosario, tavola della scuola di Luca Cambiaso (uno dei più attivi pittori liguri del Cinquecento) e una Crocifissione di ignoto genovese del Seicento.
Fra gli altri monumenti a carattere religioso, sulla piazzetta della chiesa di S. Giovanni Battista prospettano, rispettivamente di fianco e di fronte alla chiesa, l'oratorio barocco di S. Maria di Porto Salvo, e i resti, inglobati in un edificio moderno del palazzo della Loggia del Potestà , probabilmente risalente al secolo XIII.
La Chiesa di S. Francesco e l'annesso Convento dei Cappuccini è probabilmente il complesso monumentale più importante di Monterosso. Per raggiungerla si deve percorrere, a partire dal porticciolo turistico, una gradinata che sale lungo il pendio del Colle di San Cristoforo, colle che
divide la Monterosso “antica” da Fegina.
La chiesa di San Francesco venne consacrata nel 1623 dal vescovo di Luni e Sarzana e al suo interno sono custodite opere d'arte di notevole rilevanza storica e artistica.
Sulla contro-facciata, si può ammirare il Martirio di SS Cappuccini, opera di ignoto risalente al XVIII secolo.
A sinistra della cappella, si trova una Crocifissione, una tela di particolare interesse per via della sua controversa attribuzione. Per alcuni critici quest'opera non è di certa attribuzione, e si parla quindi di un ignoto ligure del '600 certamente influenzato dal Van Dyck. Per altri critici la Crocifissione è attribuibile allo stesso Van Dyck.
Ad opera di Bernardo Castello troviamo poi il Cristo Schernito.
Alla parete destra del presbiterio si trova la Pietà attribuita a Luca Cambiaso, pittore e scultore ligure vissuto nel Cinquecento che è considerato il creatore della decorazione murale genovese.
Nella cappella si trova invece L'immacolata coi SS Fedele e Felice, tela del secolo XVIII (attribuita forse a Giuseppe Palmieri), il S. Girolamo Penitente di Luca Cambiaso - tela della quale si nota la perfezione del disegno e l'efficacia del chiaroscuro - e La Veronica forse di Bernardo Strozzi, pittore genovese del Seicento.
Fegina è un piccolo nucleo abitato che si trova in direzione Sud Ovest rispetto al borgo di Monterosso al Mare. Lo sviluppo urbano di Fegina è relativamente recente e si deve principalmente alla presenza della Stazione Ferroviaria, intorno alla quale nel corso della seconda metà dell'Ottocento iniziò la costruzione di un nucleo a carattere turistico e residenziale. Fra le ville qui costruite a partire dal 1874, si può intravedere su di uno sperone roccioso all'estremità sud ovest del borgo, una statua in cemento armato: la Statua del Nettuno (detto Il Gigante). Si tratta di una opera di Arrigo Minerbi datata 1910, raffigurante il Dio Nettuno nella posa di sorreggere una conchiglia. Purtroppo la conchiglia, che fungeva da terrazza alla villa adiacente, è rovinosamente caduta.